Un grande consenso ha riscosso la raccolta firme per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Incontri e dibattiti hanno mostratpo come l’acqua venga considerata nell’immaginario collettivo un bene comune, una risorsa non privatizzabile, un diritto universale.
Il Comitato promotore del referendum per l’acqua pubblica, durante una recente conferenza stampa, ha dichiarato che le firme raccolte sono state 25.558 firme nella provincia di Verona (seconda provincia del Veneto per numero di adesioni), su 125.745 firme totali per il Veneto (terza regione d’Italia) e 1.405.038 firme su tutto il territorio nazionale.
«Questo incontro è convocato in contemporanea in tute le province del Veneto», ha spiegato Luca Cecchi, uno dei portavoce del comitato. «Lo scopo è di presentare l’iniziativa dell’invio a tutti i sindaci della nostra Provincia, al presidente stesso della Provincia e all’Aato di Verona una lettera con la richiesta di una moratoria su qualsiasi provvedimento il Governo intenda prendere in materia di affidamento della gestione dell’acqua: sappiamo che il pericolo della privatizzazione c’è e auspichiamo ai sindaci e ai pubblici amministratori di intervenire e farsi portavoce della richiesta di attendere l’esito del referendum prima di qualsiasi attribuzione. Tra l’altro sette regioni hanno presentato ricorso sul decreto Ronchi e crediamo che anche i risultati di questi ricorsi dovrebbero precedere ogni ipotesi di cambiamento di gestione del servizio idrico. Le risposte che abbiamo ricevuto fino ad oggi sono positive: 15 Comuni hanno già deliberato e altri stanno discutendo della cosa, ma è diffusa la convinzione che l’acqua debba restare come diritto, secondo quanto ribadito anche dall’Onu».