Se la grande distribuzione organizzata (Gdo) è troppo forte gli altri ne pagano le conseguenze. Una recente indagine conoscitiva dell’Antitrust ha evidenziato come sia in aumento la problematicità nei rapporti tra fornitori del settore agroalimentare e grandi distributori. Gli effetti si fanno sentire sia a monte che a valle. Produttori e consumatori sono sempre più i soggetti deboli del sistema. I primi per la minore forza di contrattazione verso la grande distribuzione. Di conseguenza effetti negativi ricadono anche sui secondi, diminuendo la possibilità di ridurre i prezzi al dettaglio.
La Gdo contribuisce quindi, secondo l’Autorità, ad indebolire la competizione sui prezzi finali, alzando gli standard di costo e diminuendo quindi di fatto il grado di concorrenza tra catene commerciali.
Gli aspetti principali emersi dall’indagine dell’Antitrust sono:
- il grado di concentrazione dei gruppi di distribuzione non è molto elevata se confrontata con gli altri principali Paesi europei: il 90% del mercato è in mano a 18 operatori. Quello che cambia è che la situazione non è uniformemente distribuita sul territorio nazionale, ci sono alcuni mercati locali che soffrono più di altri;
- la formazione di supercentrali d’acquisto, nate per far fronte alla pressione internazionale, è in aumento e solleva problemi concorrenziali interni;
- rapporti conflittuali con i produttori agroalimentari relativamente ai contributi per i servizi, nei quali la Gdo impone prezzi di vendita inadeguati e sganciati dalle loro caratteristiche.
L’Autorità potrà intervenire per proteggere l’interesse pubblico a un corretto assetto concorrenziale del mercato, prendendo provvedimenti sulle relazioni commerciali verticali tra la grande distribuzione e i fornitori.
Per approfondimenti: agcm.it