Pubblichiamo un interessante commento del nostro associato Enzo Marangoni ad alcune scoperte “scientifiche”

Non c’è stato d’animo che la musica non possa modificare… Ne sono fermamente convinto.

Sui benefici della musica penso che in qualche modo ne siano convinti anche i produttori di latte che hanno iniziato a far ascoltare Mozart alle loro mucche… Infatti, l’Università di Madison (Wisconsin – USA) ha dimostrato che la produzione di latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica aumenta del 7,5%… Non male direi.
Umorismo a parte, circa gli effetti della musica sulle persone esistono varie scuole pensiero.
Qualcuno ritiene che alcune frequenze sonore (quindi non brani musicali) siano in grado di contribuire in vario modo al benessere della persona: ad esempio, un suono a 396Hz (Hz = Hertz = unità di misura della frequenza = numero di cicli al secondo di un segnale) contribuirebbe a liberare l’individuo dall’ansia e dai sensi di colpa, a 417Hz si avrebbe un ausilio per dare un taglio con il passato e pensare al cambiamento, a 639Hz si faciliterebbero le relazioni interpersonali, a 741Hz si stimolerebbe un risveglio interiore, ad 852Hz si indurrebbe un riordino spirituale… Ma la frequenza decisamente interessante, sarebbe quella di un suono a 528Hz che faciliterebbe l’armonizzazione e la riparazione del DNA cellulare
Un altro recente fenomeno ha valorizzato (purtroppo negativamente) le teorie circa le potenzialità della musica sulla psiche umana: mi riferisco ai brani musicali che rientrano nella tipologia “i-Dose”, annoverati nella cosiddetta “cyber droga“.
Tutto vero? Tutto falso? Personalmente ritengo che come l’esperienza insegna, la ragione spesso non sta tutta da una parte o tutta dall’altra…
Non si possono negare gli effetti positivi che la musica può avere in persone affette da particolari disturbi, più o meno rilevanti, che coinvolgono la psiche (depressione, ansia, schizofrenia)… In questo ambito si parla di “musicoterapia”. Ebbene, se la musica può contribuire al benessere della persona, chi può escludere senza ombra di dubbio che in talune condizioni può influire anche in misura negativa?
Detto questo, ritengo giusto precisare che sebbene sia decisamente convinto degli effetti positivi e negativi che la musica può indurre nello stato d’animo, non condivido tutto ciò che dalla materia ne è scaturito.
Come spesso accade, buontemponi (per non dire farabutti) hanno usato parte di questi concetti, estremizzandoli ed enfatizzandone i benefici al mero fine di un facile guadagno a spese dei più sprovveduti.
Non voglio aggiungere altro a parte il condividere la personale idea di non porre mai ostacoli all’apertura della propria mente, usando sempre il buonsenso.

Enzo Marangoni

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