- Adiconsum Verona - https://adiconsumverona.it -

Rapporto RAPEX 2010: indumenti e giocattoli i prodotti più ritirati dal mercato

Nel 2010, in Europa, ben 2.244 prodotti non sicuri sono stati proibiti, ritirati dal mercato o richiamati dai consumatori. Grazie alla maggiore efficacia del , il sistema UE di informazione rapida sui prodotti pericolosi diversi dagli alimenti, si è raggiunto questo record, con un aumento del 13% rispetto al 2009. E’ quanto risulta dalla relazione annuale RAPEX, pubblicata il 12 maggio, secondo cui i consumatori europei possono stare più tranquilli nei loro acquisti poiché un minor numero di prodotti pericolosi raggiunge il mercato dell’UE.

In cima alla lista dei prodotti più denunciati ci sono gli indumenti e i prodotti tessili (625 notifiche per rischio di soffocamento e di irritazione), seguono i giocattoli (488 notifiche, essenzialmente per rischio di soffocamento), e i veicoli a motore (175 notifiche per rischio di lesioni), che assieme corrispondono al 66% di tutte le notifiche relative a prodotti che presentano un grave rischio inoltrate nel 2010. Al quarto posto ci sono le apparecchiature elettriche (158 notifiche per rischio di folgorazione).

Rispetto ai paesi d’origine, la Cina ha registrato un calo del 2% per cui si è passati dal 60% del 2009 al 58% di notifiche del 2010. Il 17% delle notifiche riguardavano prodotti di origine europea, il 10% prodotti di origine ignota e il 15% importazioni da altri paesi.

Il 2010 è stato anche l’anno in cui tutti gli Stati membri hanno partecipato al sistema RAPEX individuando e notificando nuovi prodotti pericolosi e assicurando appropriati interventi di follow-up per dar seguito alle informazioni ricevute. I paesi più attivi sono stati la Germania (204 notifiche, la Bulgaria (192 notifiche), l’Ungheria (191 notifiche), Cipro (178 notifiche), e la Grecia (159 notifiche).

E nel 2010 le autorità di sorveglianza in 11 paesi hanno effettuato un’azione specifica sui caschi usati nelle attività del tempo libero (dall’alpinismo allo snowboard, dal ciclismo allo skateboard, dal pattinaggio su strada all’equitazione). Sono stati ispezionati 367 caschi per controllare la conformità alla pertinente legislazione in tema di sicurezza. Rispetto ai requisiti in materia di etichettatura e di istruzioni per l’uso, il 63% del campione è risultato non a norma. Per quanto riguarda i parametri di sicurezza, 40 caschi (identificati dagli esperti di sorveglianza del mercato quali potenzialmente non conformi) sono stati inviati a un laboratorio per essere sottoposti a prove complete di sicurezza che comprendono i seguenti aspetti: campo visivo, capacità di assorbimento degli urti, adeguatezza del sistema di ritenzione del casco.

Dai risultati è emerso che quasi la metà dei modelli testati non era conforme alle norme vigenti in relazione a uno o più dei parametri presi in considerazione. L’obiettivo principale del progetto (coordinato da PROSAFE, la rete UE delle autorità di sorveglianza) era di ridurre il numero di caschi non sicuri presenti sul mercato UE. Questa azione ha consentito inoltre agli Stati membri di fare un’esperienza di lavoro in comune ai fini di una migliore sorveglianza e applicazione delle regole in materia di sicurezza. Le autorità nazionali intensificheranno gli sforzi per assicurare il rispetto dei pertinenti requisiti di sicurezza e per informare ed educare gli operatori economici e i consumatori.

John Dalli, commissario responsabile della salute dei consumatori, ha affermato: “La sicurezza alla fonte è un fattore chiave per garantire la sicurezza dei prodotti, soprattutto se si considerano le nuove realtà determinate dalla globalizzazione. Le imprese devono adottare soluzioni progettuali per eliminare i rischi sin dall’origine e i fabbricanti devono sorvegliare la qualità del processo di fabbricazione e controllare la qualità dei prodotti che escono dalle catene di montaggio. I partenariati iniziano a produrre risultati sia in Europa sia nei paesi fornitori come la Cina. Ciò significa che possiamo procedere con quanto rimane ancora da fare”.

Tratto da helpconsumatori.it