Il ministro Giarda aveva annunciato che le spese dei ministeri sarebbero diminuite di 13 miliardi di euro tra il 2012 e il 2013 passando da 352 a 339 miliardi. Il piano prevedeva la presentazione entro aprile delle nuove regole di spesa nel rapporto sulla spending review.

Sembrava che i tagli dovessero evitare l’aumento dell’ da ottobre, ma già si delineano forti criticità: si ipotizza che i miliardi siano 4 o 5 e già si dice che l’aumento dell’Iva non potrà essere evitato. La corda delle richieste ai cittadini è tesissima tra Imu, il paventato taglio di diverse detrazioni e l’Iva dal 21 al 23%.

Ogni qualvolta si accenna a tagli alla spesa pubblica ecco che subito si materializzano ostacoli insormontabili – affermano Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Movimento tutto viene improvvisamente avvolto da una coltre di confusione: non si capisce più quali siano i target di risparmio, la natura della spending review e come verranno utilizzate le somme risparmiate”.

Il pericolo di una manovra bis è dietro l’angolo e ancora ci si permette di fare ostruzionismo – continuano le associazioni – Ora è indispensabile andare avanti e dare concretezza ai tagli alla spesa pubblica. Ci vorrà una task force? E sia. L’importante è che il progetto non naufraghi. Il ministro Giarda dice che non ci si devono aspettare miracoli o meno tasse. Tutte dichiarazioni tese a ridimensionare l’operazione. Ridurre la spesa pubblica ora come ora non è un optional, è indispensabile. Il Governo Monti lo deve tenere bene a mente. Per uscire dalla crisi non si possono chiedere sacrifici solo ai cittadini, ci vuole l’impegno di tutti“.