Scriviamo in merito alla vicenda che nel 2004 ha viste coinvolte decine di veronesi, truffati dai titolari della Delegazione Aci di Verona Ovest i quali avevano falsificato le ricevute di pagamento delle tasse automobilistiche trattenendosi indebitamente il danaro degli ignari contribuenti. I fatti indicati sono stati oggetto dell’articolo pubblicato su L’Arena del 16 giugno scorso.

​Precisiamo che la vicenda è nota ad Adiconsum e Lega consumatori di Verona che sin dal 2006 hanno assistito – e assistono tuttora – i contribuenti; in particolare abbiamo fornito un aiuto ai consumatori sin dalle prime battute, nel formalizzare reclami all’Aci, nel sollecitare a sporgere querela, nel redigere i ricorsi avanti la Commissione tributaria provinciale di Venezia. Quest’ultima, in più occasioni, ha riconosciuto che i contribuenti non sono tenuti a pagare nuovamente la tassa automobilistica, in quanto in buona fede hanno pagato a soggetti che erano delegati Aci, in una struttura Aci convenzionata con la Regione Veneto, ottenendo il rilascio su carta intestata Aci una ricevuta di pagamento identica a quella ottenuta in qualsiasi altro ufficio Aci convenzionato.

Nelle fattispecie oggetto dei ricorsi i giudici tributari hanno applicato giustamente il principio giuridico del pagamento al creditore apparente, contenuto nell’art. 1189 del codice civile, in base al quale il debitore che esegue il pagamento a chi appare legittimato a riceverlo in base a circostanze univoche, è liberato se prova di essere in buona fede. Difficile dare torto alle Commissioni tributarie.

​Nonostante l’evidenza dei fatti e la palmare correttezza dell’operato dei contribuenti, la Regione Veneto non solo ha fatto emettere le cartelle di pagamento, ma ha pure impugnato le sentenze favorevoli ai cittadini, proponendo appello avanti la Commissione tributaria regionale di Venezia. Anche in sede di appello, comunque, grazie all’assistenza tecnica dei legali che collaborano con le scriventi, sono state emesse già due sentenze favorevoli le quali ribadiscono che nulla dovrà essere pagato dai contribuenti e condannano la Regione Veneto a pagare le spese processuali.

La scelta della Regione Veneto appare criticabile, oltre sotto il profilo giuridico (e le sentenze favorevoli ai cittadini ne sono una conferma) anche sotto altro profilo: la stessa non si è costituita parte civile nei confronti dei signori Aceto e Palazzo (imputati nel processo penale tenutosi negli anni scorsi, contro i quali avrebbe dovuto agire per il recupero delle somme già versate dai contribuenti) e si ostina a richiedere importi ai cittadini che debbono in questo modo sostenere oneri economici e non solo, per difendersi.

​La vicenda è già stata sottoposta dalle nostre associazioni all’attenzione del Difensore civico di Verona e all’allora difensore civico del Veneto, Avv. Bottoli, che aveva contattato l’Assessore al bilancio della precedente Giunta Regionale per verificare possibili soluzioni attraverso annullamento in autotutela da parte dell’ente regionale. Nonostante ciò, siamo ancora in attesa di una decisione che ci appare ovvia quanto giusta nei confronti dei cittadini veronesi.

​Auspichiamo e ribadiamo da queste pagine la richiesta alla Regione Veneto di non intraprendere ulteriori impugnazioni (diversamente non ci asterremo dal porre in essere tutte le difese necessarie anche avanti la corte di Cassazione), di annullare le cartelle ancora sospese che gravano sui cittadini truffati e di perseguire veri responsabili della truffa che non vanno certo ricercati negli ignari contribuenti.

​Dott. Davide Cecchinato, Segretario Generale Adiconsum Verona

Avv. Emanuele Caobelli, Presidente Lega consumatori di Verona