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Associazione Difesa Consumatori APS
Ieri [23/03/2011] il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato una mozione contro la costruzione di una centrale nucleare in Veneto con il solo voto contrario del PdL. Soddisfazione è stata espressa dal comitato regionale “Vota Sì per fermare il nucleare” che proprio al Consiglio aveva chiesto un pronunciamento forte. “Ora spetta al presidente Zaia ottemperare altrettanto tempestivamente alla volontà del Consiglio ritirando il consenso che egli ha incautamente espresso ( il 3 marzo a Roma) al decreto governativo relativo ai criteri per l’individuazione dei siti nucleari bocciato dalla maggioranza delle Regioni ma non dal Veneto”. “In quel documento – continua il comitato – di fatto si dice che se il governo decide di localizzare una centrale in Veneto lo potrà fare anche con il parere contrario della regione“. Si legge nella nota del comitato che “Zaia deve chiedere al governo il ritiro della legge che riapre le porte al nucleare in Italia, anche perchè se le centrali le costruissero a Mantova o a Ferrara, a pochi chilometri dal territorio regionale, i cittadini veronesi o i polesani non si sentirebbero certo rassicurati”.
Tratto da helpconsumatori.it
Ecco il testo della delibera:
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
– con la legge 23 luglio 2009, n. 99 e il relativo decreto attuativo recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” il Parlamento ha approvato la volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate al ritorno alla produzione di energia nucleare in Italia, con la costruzione di ben 10 centrali nucleari sul territorio nazionale;
– lo scorso 2 febbraio la Corte Costituzionale con sentenza n. 33/2011 ha dichiarato illegittimo l’articolo 4 del decreto delegato (D.lgs 15 febbraio 2010, n. 31) in materia di localizzazione nucleare, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate dai siti atomici le quali dovranno, inoltre, esprimere un parere preventivo, obbligatorio anche se non vincolante, rispetto alle scelte del Governo;
RILEVATO CHE:
– Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali già costruite, Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione; Germania, Belgio, Olanda, Scozia, Spagna e Svezia hanno deciso di frenare o addirittura non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili così come tanti altri Stati stanno investendo grandi risorse sull’energia solare termica e fotovoltaica, sull’energia eolica, sulle biomasse e l’idroelettrico nonché sulla promozione del risparmio energetico di edifici e impianti;
– con il nucleare non ci si libera dalla dipendenza energetica dall’estero. Il nostro Paese è infatti sprovvisto di riserve d’uranio nel proprio sottosuolo e questo risulta l’unico combustibile utilizzabile per gli impianti nucleari, anzi il 90 per cento dello stesso è prodotto in soli una decina di Stati nel mondo, tra i quali il Congo e il Sudafrica. Il costo dell’uranio ha inoltre subito recentemente fortissimi aumenti passando dai 7 dollari a libbra del 2001 ai 137 del 2008;
– le riserve di uranio – calcolate dall’Unione europea – sono tali da permettere l’alimentazione dell’attuale parco mondiale consistente in 443 centrali funzionanti per circa cinquanta/sessanta anni, produzione che soddisfa solo il 5,8 per cento del fabbisogno energetico dell’intero pianeta;
– l’ipotesi di costruire una centrale nucleare in Veneto non può prescindere dall’analisi di alcune notevoli criticità. In primo luogo, il rischio sismico. In secondo luogo, la forte antropizzazione del territorio, ovvero la presenza di insediamenti abitativi diffusi, che rendono impossibile collocare un impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati solitamente indicata per garantire i livelli minimi di sicurezza. In terzo luogo, la presenza di una centrale nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull’economia – anche turistica – del Veneto;
CONSIDERATO CHE:
la ricerca nel settore nucleare sia per scopi energetici sia per usi diversi, anche medico-strumentali è certamente da favorire e promuovere;
– la risoluzione sul clima approvata il 25 novembre 2009 dal Parlamento europeo a maggioranza, riafferma il problema sicurezza e dice che “… pur sottolineando che una transizione internazionale verso un’economia a basse emissioni di carbonio porterà il nucleare ad essere elemento importante del mix energetico nel medio termine, pure precisa che la questione sicurezza del ciclo va affrontata in modo adeguato e a livello internazionale…” ;
– la strategia decisa in sede europea propugna di realizzare entro il 2020 almeno il 20 per cento di riduzione di gas serra, in particolare la CO2, attraverso la produzione di almeno il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento del 20 per cento dell’efficienza energetica di edifici e macchinari, obiettivi questi assai più impegnativi e rilevanti del programma nucleare, del Governo;
– su questa strada può decollare – in particolare nel Veneto – una nuova epoca di green-economy capace di promuovere ricerca, imprenditoria innovativa e nuove prospettive di lavoro anche per maestranze diversamente qualificate; ovvero una nuova, ecologica e diffusa spinta industriale;
– il mercato sta premiando l’innovazione, l’efficienza e il ricorso alle fonti rinnovabili e che la spinta della green economy può produrre in Italia fino a un milione di posti di lavoro;
RITENUTO CHE
– riguardo alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia ci si debba attenere alla volontà popolare espressa nelle forme previste dalla Costituzione;
auspica
la più ampia partecipazione alla prossima consultazione referendaria;
impegna la Giunta regionale
– ad esprimere fin da ora parere negativo all’eventualità di un insediamento nella Regione del Veneto di centrali nucleari, invitando il Governo della Repubblica a ripettare i pareri espressi dalle Regioni;
– a dichiarare l’indisponibilità ad ospitare nel territorio regionale centri, anche temporanei, per lo lo stoccaggio, smaltimento o smistamento di scorie radioattive;
– a elaborare un piano energetico regionale contenente forti programmi d’investimento per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che utilizzino fonti di energia rinnovabili;
– a valutare l’istituzione di un congruo fondo per l’efficientizzazione energetica di edifici pubblici e privati che intendano conseguire l’inserimento nella classe energetica B o A di casa-clima;
– ad invitare i parlamentari veneti ad attivarsi per promuovere una modifica della legge in premessa che salvaguardi il diritto alla autodeterminazione anche in materia energetica, previsto dal titolo V della Costituzione ed indicato anche negli articoli 2 e 4 dell’attuale Statuto del Veneto;