Una giovane veronese ottiene il riconoscimento di 4.000 euro che Poste Italiane non le voleva liquidare per un vecchio buono di 1 milione di lire. La nonna le aveva regalato alla nascita un buono fruttifero.

Dopo trent’anni il buono, esauriti i rendimenti, veniva riscosso. La giovane consegnava l’originale del buono all’Ufficio postale. Veniva, poi, a scoprire che in altri casi simili vi era stata un’errata liquidazione degli interessi. Infatti, gli uffici postali non riconoscono pienamente i rendimenti indicati sul retro dei buoni, in particolare, con riferimento agli ultimi 10 anni.

Le decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario danno, però, ragione ai cittadini e riconoscono il valore di quanto scritto sul buono. Nella tabella stampata sul retro dei buoni si legge “L. 131.275 (o altri importi, a seconda del valore del buono) per ogni successivo bimestre maturato fino al 31 dicembre del 30° anno solare successivo a quello di emissione”. Il Collegio dell’Arbitro ritiene che deve essere riconosciuto dal 21° al 30° anno il rendimento stampato originariamente sul retro del titolo.

La differenza tra quanto liquidato dall’ufficio postale e quello a cui si ha diritto può essere veramente significativa. Per un buono da un milione di lire la differenza è di circa 4.000 euro. Inoltre, come in questo caso, se il buono è già stato riscosso e non se ne ha copia, l’attività di contestazione si può comunque fare. Gli uffici postali sono tenuti a rilasciare le copie dei buoni incassati.

Il consiglio – affermano i legali di Adiconsum che hanno assistito la giovane, Iacopo cera e Silvia Caucchioli è quello di rivolgersi agli sportelli Adiconsum per una verifica preliminare e valutare, quindi, l’opportunità di un . Le decisioni favorevoli dell’Arbitro di Milano sono tantissime e stabiliscono il diritto dei possessori dei buoni a vedersi riconoscere quanto indicato sui titoli.