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Associazione Difesa Consumatori APS
Il settore bancario dei conti correnti ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo positivo sul fronte della concorrenza e del contenimento dei costi per i clienti. Nonostante questo i costi di mantenimento sono ancora troppo elevati per la maggior parte degli utenti. Lo dichiara un’indagine dell’Autorità Garante della Concorrenza e il Mercato (Agcm) che ha rilevato uno spazio abbastanza ampio per risparmiare sul conto corrente: fino a 180 euro all’anno.
I motivi, secondo l’Antitrust, sono da individuare nel fatto che non si informano abbastanza i cittadini sulle varie tariffe e opzioni. Di conseguenza non vengono sfruttati gli strumenti previsti per abbassare i costi: dalla mobilità interbancaria all’opzione Conto di Base.
I punti principali dell’indagine:
ISC – Indicatore Sintetico di Costo: è ritenuto un efficace strumento di supporto alla scelta della banca e della tipologia di conto corrente più indicata al proprio profilo di correntista. Questo indicatore è calcolato sul costo annuale di tenuta e movimentazione del conto corrente sulla base di profili di utenti-tipo (per esempio giovani, pensionati, ecc.). I consumatori che si apprestano ad aprire un rapporto bancario possono trovare molto utile questo strumento per valutare al meglio le offerte e compararle tra loro.
L’analisi sull’importo degli ISC per i conti con operatività allo sportello risulta sistematicamente superiore all’ISC relativo ai conti online: l’home banking consente al correntista di risparmiare, indipendentemente dal profilo di utenza. Nel 2012, l’utilizzo di un conto corrente online consentiva di beneficiare di un risparmio pari ad almeno il 30% rispetto ad un conto tradizionale. Tale risparmio supera il 40% per i giovani e le famiglie e i pensionati con operatività bancaria maggiore.
Prezzi allo sportello in calo solo per i giovani: per le operazioni allo sportello, i risparmi maggiori sono riservati ai giovani correntisti, con diminuzione dei costi delle operazioni fino al 19%.
Dall’indagine, emerge che c’è una concentrazione molto alta di conti correnti: il 70% dei conti sono attivi presso le banche di maggiori dimensioni. Questi istituti di credito sono quelli che mantengono ancora, soprattutto per certi profili di utenza, i prezzi più alti: i costi di tenuta e movimentazione di un c/c sono compresi tra un minimo di 53 ad un massimo di 111 euro all’anno, a seconda del loro utilizzo.
Una maggiore mobilità interbancaria, ovvero la chiusura del conto presso una banca per aprirne uno più vantaggioso in un altro istituto, consentirebbe ai consumatori di risparmiare fino a 150 euro all’anno. I possibili elementi critici che possono risultare di ostacolo alla mobilità sono quelli relativi alla trasparenza, al legame tra conto corrente ed altri servizi bancari e ai tempi e costi di chiusura conto.
Le principali voci di spesa dei conti correnti, in termini di numero di banche che addebitano una commissione per effettuarle, sono i bonifici, sia allo sportello che on-line, e i prelievi di danaro .
Il Conto di Base nasce da un’iniziativa assunta dal Governo nel 2011, al fine di disincentivare l’uso del contante, promuovere strumenti di pagamento efficienti e garantire a tutti l’accesso ai servizi finanziari di base. Al fine di rendere massima la diffusione dell’utilizzo del Conto di Base, per alcuni profili di consumatori (fasce socialmente svantaggiate e pensionati con operatività ridotta), è previsto un prezzo agevolato, se non gratuito. Nonostante i vantaggi di tale conto, sono ancora pochi i clienti che hanno optato per esso: l’indagine ha rilevato che sono meno dell’1% sul totale dei correntisti di ogni banca.
L’Antitrust individua tre direttrici di intervento, finalizzate alla riduzione dei prezzi e all’aumento delle possibilità di risparmio per i consumatori:
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