L’ venduto da come in realtà non lo era, come aveva già scoperto il Test-Salvagente nelle sue analisi condotte a giugno 2015, declassando 7 marchi di olio tra cui quello venduto da Lidl. E oggi lo conferma l’Antitrust con la sua maxi sanzione da 550mila euro inflitta a Lidl per pratica commerciale scorretta.

Falso olio extravergine, Antitrust condanna Lidl

L’olio Primadonna venduto come extravergine in realtà – a seguito delle analisi organolettiche ordinate dalla Procura di Torino dopo le analisi del Test-Salvagente condotte dal laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane che aveva declassato 7 marchi di olio tra cui quello venduto da Lidl –  “non corrisponde alla categoria “olio extravergine di oliva” dichiarata in etichetta trattandosi, invece, di olio vergine di oliva”. Una pratica che falsa “in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore in realazione al prodotto pubblicizzato dal professionista” con volantini cartacei e sul web.

Una multa elevata che apre scenari nuovi nella tutela del consumatore, anche perché, a supporto della decisione presa, il Garante ribadisce la validità del panel test disciplinato dai regolamenti comunitari e tante volte messo in discussione dalle aziende: “L’esito dellaprova organolettica (la prova di assaggio, ndr) è sufficiente per dichiarare l’olio non conforme alla categoria dichiarata” extravergine, nel caso in questione.

Tutto nasce dall’inchiesta del Test-Salvagente del giugno scorso: su 20 campioni di olio extravergine fatti analizzare dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ben 9 marchi alla prova organolettica sono statideclassati a semplici vergini, tra i quali Primadonna Lidl. Non un danno alla salute dei consumatori ma alle loro tasche sì visto che hanno pagato un prezzo più alto per un prodotto con caretteristiche organolettiche inferiori di quanto promesso in etichetta. L’associazione Konsumer presieduta da Fabrizio Premuti presenta esposti all’Antitrust per pratica commerciale scorretta contro le aziende risultate “bocciate” dal nostro test: “La sentenza dell’Antitrust conferma i nostri dubbi e le evidenze emerse dalle analisi del Test-Salvagente. È il primo pronunciamento siamo in attesa di conoscere anche gli esiti deglialtri esposti. Con questa condanna l’Antitrust apre uno scenario inendito nella tutela del consumatore”.

Dopo l’inchiesta della rivista, il procuratore di Torino Raffaele Guariniello aprì un fascicolo, affidando al Nas il campionamento e ripetendo le analisi chimiche e organolettiche sui prodotti da noi analizzati. A novembre scorso finiscono sul registro degli indagati i responsabili di sette marchi: Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia.

L’8 giugno scorso intanto è arrivata la prima sentenza dell’Antitrust. Nel provvedimento contro Lidl l’Autorità garante della concorrenza e del mercato scrive: “L’indicazione dell’appartenenza dell’olio alla categoria extravergine quando, in realtà, lo stesso presenta le caratteristiche di un olio vergine, risulta contraria alla diligenza professionale ed idonea a falsare il comportamento economico del consumatore medio che essa raggiunge e costituisce, pertanto una pratica ingannevole”.

Nel quantificare la multa l’Antitrust, vista la “gravità della violazione“, ha tenuto conto del fatturato dell’azienda (3 miliardi di euro circa) sia della “diffusione della pratica” avvenuta anche per mezzo di volantini cartacei e in un caso sul web. “La pratica commerciale – ha sentenziato l’Authority – è stata posta in essere dal 16 giugno 2015 ed è ancora in corso“.

Contro la decisione l’azienda potrebbe fare ricorso al Tar del Lazio.

Tratto da helpconsumatori.it