In un futuro non troppo lontano potremmo non porci più il problema di guidare, lo farà l’ per noi. Secondo uno studio condotto dalla IHS Automotive, nel 2035 il numero di auto sulle strade di tutto il mondo sarà di circa 21 milioni. Come riportano i maggiori media americani, in California la corsa all’oro è già partita e Google sembra voler cavalcare il nuovo business. Il colosso ha creato un prototipo, testato tra le strade attorno alle sue sedi, di nome Firefly, che significa lucciola ma già soprannominato koala per il suo tenero aspetto. Oltre ad essere tenero è però lento, raggiunge la velocità massima di 40 km/h.

Google car

Un’altra caratteristica di questi veicoli è l’interior design: l’assenza del volante potrebbe permettere l’allestimento di possibili salotti con le ruote o chissà quali altre stravaganze.

Sul lato tecnologico, inoltre, la vera innovazione sono i sensori LIDAR che creano una precisa mappa 3D della zona attorno al veicolo. Il sensore, e tutti gli accessori connessi ad esso, richiedono però un’enorme quantità di dati, per un ammontare di 4 terabyte. Per fare un paragone, con questo volume si potrebbero immagazzinare circa 1,2 milioni di foto.

Questo è uno dei problemi: la gigantesca mole di byte necessitano di essere posizionati in un cloud esterno alla vettura. Visti i tempi di connessione alla nuvola, ci potrebbe essere una possibile latenza, la quale, anche se solo di un secondo, potrebbe essere fatale e quindi cagionare incidenti. Mentre tutti si spostano paradossalmente verso i clouds, la tecnologia per l’auto driverless si sta dunque orientando verso l‘edge computing.

Alcuni esperti ritengono che gli americani non rimpiazzeranno mai le vetture appariscenti, attraverso le quali dimostrano il loro buon gusto e il loro status symbol, con altre simili a “koala”. Ma se questo business dovesse partire, chissà quali progetti potrebbero uscire dagli studi di design delle case automobilistiche di lusso. In futuro potremmo vedere degli eleganti salottini viaggiare per le nostre strade, con sopra gentiluomini che prendono il thè.

Troveremmo, dunque, il mondo diviso in due: chi accetta il cambiamento (lavorando al computer, leggendo o riposando mentre si sta spostando) e chi non rinuncerebbe mai al piacere della guida.

 

Andrea Comerlati

Fonti: Victor Luckerson,“What will driverless actually look like?” pubblicato su https://theringer.com e Florian Lebert,“The most revolutionary thing about self-driving cars isn’t what you thing” pubblicato su https://www.weforum.org