In questi giorni è “montata” tra i due schieramenti la polemica sul capitolo della retroattività della , venuta meno nel testo in votazione nell’Aula del Senato. Ma non è questo ad avviso di Paolo Landi, segretario generale , il vero nodo da sciogliere. O almeno non è il primo nella scala delle priorità da affrontare. Il primo problema riguarda l’efficacia dell’impianto della class action così come contenuto nel Ddl sviluppo. Se passa il testo così formulato, la class action rischia di trasformarsi in una class action “all’italiana”, distante sia da quelle in vigore negli altri Stati sia dalla direttiva europea sulla class action transfrontaliera in fase di preparazione. Perché la class action sia efficace, cioè possa svolgere il suo ruolo di deterrente nei confronti delle furbizie, dei raggiri e delle truffe perpetrate a danno dei , ad avviso di Adiconsum, 5 sono le modifiche che devono essere apportate al testo contenuto nel Ddl sviluppo: 1. prevedere, anche per le associazioni , la possibilità di proporre la class action 2. sostituire il concetto di diritto “identico” con quello di diritto “omogeneo” 3. semplificare la procedura di adesione dei alla class action 4. eliminare la condanna al danno punitivo nei confronti dei promotori nel caso in cui la class action proposta venga dichiarata inammissibile 5. sostituire il concetto di “obbligo di pubblicità dell’azione collettiva” con quello di “obbligo di informazione ai ”, valorizzando il ricorso alla conciliazione fra le parti quale strumento per risolvere il contenzioso prima dell’ammissione della class action.

Tratto da adiconsum.it