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Associazione Difesa Consumatori APS
Ci sono pervenute nuove segnalazioni di episodi di vendite porta a porta estremamente scorrette avvenute nella nostra provincia. Generalmente accade che un agente distinto, spesso accompagnato da un assistente, suoni alla porta e inizi a presentare la società per cui lavora, spiegando di quali “eccezionali” oggetti o servizi curi la vendita e inviti poi il malcapitato cliente, il quale magari è indaffarato in altre mansioni domestiche, a firmare il catalogo per la presa visione della merce, così da valutare un successivo appuntamento “senza impegno di acquisto”.
Il cliente scoprirà solo successivamente, forse addirittura nel corso del secondo appuntamento fissato, di avere invece sottoscritto un impegno di acquisto di tutta una serie di prodotti o servizi per la casa di cui al catalogo, per un importo di circa 10.000 € da suddividere in tre anni. Capita poi che il venditore, dimostrandosi estremamente gentile e comprensivo nei confronti del cliente – che ha appena compreso di avere firmato un impegno di spesa folle e superiore alle sue capacità, che andrà ad erodere i sudati risparmi della famiglia creando inoltre litigi e malumori tra le mura domestiche – si dimostri “benevolo” e proponga di ridurre l’impegno di spesa a 1/3. Cifra che rimane comunque estremamente alta, se si pensa che ci si impegna a spenderla per prodotti di cui non si ha alcuna necessità, né (soprattutto) se ne è fatta richiesta.
Spiega l’Avv. Federica Carpi di Adiconsum che “tale tecnica di vendita deve considerarsi notevolmente aggressiva nei confronti del cliente, che viene avvicinato da uno o due venditori fuori dai locali commerciali, solitamente presso la sua abitazione, al fine di proporre un prodotto o un servizio che il consumatore non conosce, né ha richiesto, ma soprattutto il cliente non comprende che si sta impegnando all’acquisto. L’effetto sorpresa e la totale mancanza di informazioni da parte del cliente rendono quest’ultimo debole e impreparato a controbattere“. Il cliente non sa, infatti, che sta iniziando una negoziazione e si trova catapultato al centro di una trattativa commerciale che lo confonde e che lo porta a credere sulla parola del suo interlocutore. A cose fatte, subentra poi la vergogna di confidare ai propri familiari o ad un legale cosa è successo, con il risultato che spesso il malcapitato accetta di pagare, piuttosto che confessare di essere stato raggirato. Ma cosa fare in tale eventualità? “Evitate di far entrare venditori porta a porta presso la vostra abitazione o domicilio a meno che non li abbiate espressamente invitati e“, soprattutto, aggiunge l’Avv. Federica Carpi, “evitate di firmare qualsiasi documento senza prima averlo interamente letto”. Si suggerisce piuttosto di farsene rilasciare copia e di firmarlo solamente dopo qualche giorno, dopo aver letto e compreso le condizioni del contratto. Se tuttavia ormai la firma è stata apposta, non è troppo tardi per porvi rimedio. L’art. 52 del Codice del Consumo prevede la possibilità di recedere dal contratto stipulato fuori dai locali commerciali senza dover fornire alcuna motivazione e senza costi (ad eccezione di quelli eventualmente necessari per la restituzione dei beni già consegnati) nel termine di 14 giorni a far data dalla sottoscrizione del contratto (per i contratti di servizi) o dal giorno in cui il consumatore acquisisce il possesso fisico dei beni, in caso di vendita. Sarà sufficiente allora comunicare il recesso dal contratto con raccomandata o pec. Per qualsiasi informazione, tuttavia, anche per valutare il caso specifico, si consiglia di segnalare con la massima urgenza il caso all’associazione dei consumatori o al proprio legale. Il tempismo risulta infatti determinante.