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Dal 6 al 9 aprile Verona ospiterà Vinitaly. Il salone internazionale del vino e dei distillati è il regno delle curiosità, grazie alle peculiarità specifiche dei vini di ognuno dei circa 4.100 espositori provenienti anche dall’estero.
Ci sono il vino prodotto dalla vigna più antica del mondo, vecchia di 350 anni provati scientificamente, la docg più piccola per territorio – solo una parte del comune Scanzorosciate in provincia di Bergamo –, produttori georgiani che non hanno mai abbandonato tecniche di produzione antiche in orci di argilla di circa 1.000 litri, interrati e sigillati con argilla e cera d’api. C’è anche chi coltiva i vigneti con i cavalli e chi, supportato da ricerche scientifiche, diffonde le armonie di Mozart nei vitigni per migliorare le produzioni.Tra giovani e vecchie cantine, alcune sono da record. C’è quella che produce vino fin da prima che venisse scoperta l’America, altre dal XVI secolo come la francesce Chateau D’Yquem, protagonista di una degustazione Masterclass della Vinitaly International Academy (degustazioni@veronafiere.it). Si tratta del vino dolce più famoso del mondo, prodotto in quantità minime perché frutto solo dell’uva migliore, raccolta con passaggi successivi – da 4 fino a 13 volte! – per ottenere il meglio da ogni vendemmia.
A Vinitaly anche tanta solidarietà, con i vini prodotti da vigneron Down della Marca Trevigiana e la Cittadella della Gastronomia gestita dalla Trattoria degli Amici della Comunità di Sant’Egidio. Ci sono poi iniziative per creare occupazione lavorativa e generare risorse economiche da investire in progetti umanitari.
Le tecnologie più innovative e interessanti per produrre vino e olio di oliva si trovano invece ad Enolitech (www.enolitech.com). Tra queste, quella che utilizza la nanotecnologia per creare un ambiente neutro, decontaminato da odori adatto per le analisi degli alimenti.
Tra gli stand dei circa 200 espositori di Enolitech, molte le proposte per proteggere aziende e consumatori dalle contraffazioni: dal tappo con il codice identificativo all’etichetta con pigmenti che, come un’impronta digitale, identifica in modo univoco l’origine del prodotto, controllabile dal proprio smartphone.
Tratto da helpconsumatori.it