Un intervento medico, specialmente se si tratta di un’operazione chirurgica, può sollevare molti timori su possibili rischi e conseguenze; è proprio per questo che i medici sono tenuti a raccogliere il da parte del paziente, per permettergli di compiere una decisione consapevole.

Ogni dettaglio può essere fondamentale, soprattutto quando si tratta della .

Questo è quanto confermato dalla Suprema Corte di Cassazione in occasione del processo che ha visto contrapporre al chirurgo un paziente che, a seguito di un intervento chirurgico per la rimozione di un tatuaggio, lamentava di non essere stato dettagliatamente informato sulla possibile comparsa di una cicatrice nel punto dell’operazione, spiacevole conseguenza che non avrebbe riguardato il metodo alternativo della dermoabrasione.

In questo caso specifico, come riconosciuto anche dai giudici, il medico aveva fornito al paziente tutte le informazioni necessarie: durante la spiegazione degli effetti postumi legati alle due diverse tecniche, il chirurgo ha evidenziato con un pennarello la parte del corpo che sarebbe stata interessata dalla cicatrice.

Il tema del consenso informato è particolarmente rilevante, proprio perché ci attribuisce la possibilità di capire cosa ci succederà senza doversi muovere alla cieca, scegliendo in base alle proprie esigenze.

C’è anche la possibilità di esprimere la volontà di non essere informati e di delegare familiari o persone di fiducia a ricevere le informazioni e scegliere al posto nostro; tutto per il rispetto dei possibili approcci che una persona può attuare nei confronti di un qualsiasi intervento medico.

 

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