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Diossina nel lago: lo conferma il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, nel vertice di ieri a Roma con Regioni, Provincie e Istituti di ricerca. “Contaminazione da Pcb- diossina/simili e da diossina, diffusa in tutte le anguille esaminate, mentre tutti gli altri pesci sono a posto”. E’ la conclusione della relazione tecnica degli istituti zooprofilattici che hanno svolto gli esami su 39 anguille pescate in dieci punti diversi in tutte e tre le sponde del lago. Per la precisione il 38,5% dei campioni di anguilla risultano oltre i 12,00 pg per grammo/pesce fresco, il valore massimo indicato dalla raccomandazione del 2006 della Comunità europea.
Le altre anguille non superano il valore massimo, ma sono comunque tutte contaminate. Così il sottosegretario Martini ha firmato un’ordinanza ministeriale che vieta il consumo, la commercializzazione e la distribuzione nei ristoranti dell’anguilla del lago di Garda per i prossimi 12 mesi. “Non posso emettere un’ordinanza di divieto di pesca, in quanto questo non rientra nelle competenze del ministero alla salute- spiega. Però adesso procederemo con un’unità di crisi tra Regioni e Ministero, creando un coordinamento anche con i settori ambientali, al fine di svolgere un monitoraggio dei fondali e trovare le fonti di inquinamento e fra un mese e mezzo ci ritroveremo per fare il punto”.
Regioni e Provincie quindi, attraverso Arpa ed Arpav, svolgeranno un “carotaggio dei fanghi”. “Non c’è nessun pericolo per la balneazione”, precisa quindi Martini, “e non risulta nessuna contaminazione nemmeno negli acquedotti che pescano acqua dal lago di Garda. Ed anche gli altri campioni ittici esaminati: agone, persico, caregone, luccio e tinca, non risultano contaminati”. Una volta appurato che quello che si era riscontrato in gennaio nel prelievo di pochi campioni di anguilla, ora è confermato su larga scala in tutto il lago. “Adesso devono intervenire anche il ministero dell’ambiente e tutti gli enti preposti”, spiega Martini.
Solo alcuni esempi di campioni di anguilla esaminati: a Riva, 21 pg; a Brenzone, 17; a Peschiera 29. Valori ben al di sopra dei 12 massimi consentiti. Ed è il dato di Riva a rendere “sospetta” la possibile fonte di inquinamento. Voci autorevoli infatti, puntano il dito contro la centrale idroelettrica di Arco, anche se il sottosegretario dice di non poter confermare tale ipotesi. L’allarme sanitario si sposta così su quello ambientale, come era naturale fosse. Martini quindi conclude dicendo che “le anguille contaminate sono il campanello d’allarme, ora bisogna capire da dove arriva la diossina. Si dovranno così monitorare anche tutte le aziende che operano intorno al Garda: voglio sapere se è stato scaricato materiale inquinante”.
Annamaria Schiano (tratto da ilgardesano.it)