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Associazione Difesa Consumatori APS
Agire preventivamente a tutela del risparmio dei cittadini veronesi prima che succeda il prossimo crack finanziario. Serve un confronto a più voci tra istituzioni, associazioni di consumatori, banche e sindacato per stabilire un nuovo patto tra cittadinanza e lavoro e ricostruire la fiducia tradita. E’ questo il messaggio che emerge dal convegno «Risparmio tradito e lavoro bancario» organizzato da Adiconsum Verona al Polo Santa Marta all’Università di Verona a conclusione del progetto cofinanziato dalla Camera di Commercio di Verona «Consumo e Risparmio partecipato». All’incontro sono intervenuti Giorgio Gosetti, del Dipartimento di Scienze Umane dell’università di Verona e Massimo Castellani, Segretario Generale della Cisl Verona per un saluto di apertura. A seguire, Silvia Caucchioli, legale di Adiconsum, Gianmaria Tommasi, vice presidente della Valpolicella Banca, Rosaria di Martino, segretaria generale First Cisl Verona e alcuni testimoni di lavoro e risparmio. Le conclusioni sono state di Davide Cecchinato, presidente di Adiconsum Verona.
«Il sistema bancario deve riflettere ancora di più di quanto abbia fatto – ha precisato Gianmaria Tommasi – perché i provvedimenti presi vanno poi interpretati e vissuti da chi opera ogni giorno. E’ un problema di cultura finanziaria non solo dei clienti delle banche ma anche di chi in banca ha contatti con i clienti».
«I dati emersi – ha evidenziato Giorgio Gosetti – confermano la problematicità del fenomeno del risparmio tradito. Emerge tra le persone un calo di fiducia forte nei confronti della banca che si traduce in una sconnessione tra la banca e il territorio. In discussione, oltre al rapporto con la banca, c’è anche quello con l’operatore bancario, che in questi anni ha vissuto drammaticamente questo processo di sfiducia da parte del cliente che talvolta era un amico o un vicino di casa».
Ha sottolineatoDavide Cecchinato: «Giacomelli, Argentina, Cirio, Parmalat, Lehman, Banche Popolari venete e caso diamanti: sulla via del risparmio nuove e vecchie insidie hanno progressivamente impoverito i veronesi. Purtroppo il denaro messo da parte fa gola a molti. Il prodotto della parsimonia invece di essere un valore, peraltro difeso a livello costituzionale, è costantemente sotto assedio: è un processo che ritorna periodicamente con una colpevole ciclicità. Il progetto camerale “Consumo e Risparmio partecipato” si sviluppa proprio per agire in modo preventivo a tutela del risparmio dei cittadini. L’incontro di oggi è l’occasione per un confronto tra soggetti che possono intervenire per la costruzione di un nuovo patto tra cittadinanza e lavoro e ricostruire la fiducia tradita, rinsaldare patti virtuosi capaci di ridare vigore al nostro tessuto sociale e alla sua economia».
Durante l’appuntamento è stata presentata da Antonia de Vita e Giorgio Gosetti del Dipartimento di Scienze Umane dell’università di Verona, la ricerca commissionata da Adiconsum Verona sul territorio scaligero. L’indagine ha individuato quale oggetto prioritario di analisi il «risparmio tradito», ossia una fase di eventi che hanno visto come protagonisti i risparmiatori indotti dalle loro banche a effettuare investimenti rivelatisi fallimentari. E’ stata effettuata una ricerca quantitativa e una qualitativa. Le persone sono state intervistate durante tre assemblee pubbliche indette da Adiconsum e realizzate a Verona, San Bonifacio e Legnago nel corso del mese di giugno 2018. I tre incontri hanno consentito di raccogliere complessivamente 218 questionari validi. Il campione preso in esame si suddivide quasi a metà per quel che riguarda il genere: 51,7% di maschi e 48,3% di femmine. Per quanto riguarda la classe d’età c’è una netta prevalenza di persone che hanno superato i 60 anni, oltre il 50% del campione, e una quota consistente di intervistati che sono nella classe d’età compresa fra i 36 e i 50 anni (32,2%). La popolazione coinvolta per quasi l’80% dei casi non supera il diploma di scuola media superiore. Le persone intervistate in netta prevalenza sono attualmente pensionati (43,8%) o lavoratori dipendenti (31,8%), e più della metà di loro possiede un reddito che non supera i 30.000 euro. Una persona su cinque supera i 70.000 euro di reddito.
Dalle risposte fornite emerge che per gli intervistati l’investimento bancario risponde soprattutto a un obiettivo conservativo rispetto al reddito e al patrimonio posseduto e non per un interesse al guadagno. Pochi intervistati, di fatto, hanno deciso di cambiare banca a seguito della vicenda personale dell’investimento problematico (solamente 26 casi su 209 soggetti che hanno dichiarato un problema nell’investimento), sebbene la banca sia ritenuta il maggiore responsabile dell’accaduto (da 8 intervistati su 10).
La fiducia è stata la parola chiave che ha guidato il percorso di ricerca. Nell’ordine: le banche in generale, la propria banca e lo Stato risultano nettamente sfiduciati dalle persone coinvolte dalla ricerca. Un po’ meno il lavoratore bancario, che risulta spesso identificato come una «vittima consapevole» e non un «complice» diretto della banca e del sistema bancario. Chi esce con una buona valutazione fiduciaria è Adiconsum, associazione letta dagli intervista come un alleato, forse uno dei pochi ad aver preso “parte” in difesa dei risparmiatori traditi, visto anche il ruolo giocato dalle istituzioni statali, le quali – a dette delle persone coinvolte dalla ricerca – sono risultate indifferenti verso le sorti dei risparmiatori, se non addirittura complici delle strategie del sistema bancario.
La parte qualitativa della ricerca Risparmio tradito e lavoro bancario si è articolata in due sezioni: la prima attraverso la realizzazione di 7 interviste e la seconda con 3 Focus group (intervista collettiva). Le interviste sono state fatte a clienti (soci di Adiconsum Verona) di diverse banche che avevano avuto contenziosi per questioni legate a investimenti bancari (diamanti, azioni di Monte dei Paschi e della Banca Popolare Veneto). I Focus group erano rivolti invece a soggetti diversi: il primo è stato svolto con lavoratori e lavoratrici bancari iscritti al sindacato First-Cisl, il secondo con lavoratori bancari rappresentanti sindacali della First-Cisl e il terzo con collaboratori di Adiconsum Verona.
Dalle interviste è emerso il venir meno della fiducia tra tutti gli attori coinvolti nel sistema bancario, laddove i Focus group evidenziano che il sistema bancario mostra di aver dismesso quasi completamente il proprio ruolo storico di garante dei risparmi delle persone e di partecipazione allo sviluppo di un territorio e le donne e gli uomini che ci lavorano si ritrovano a gestire un lavoro profondamente modificato nelle sue forme organizzative e nei suoi metodi che producono un malessere diffuso poiché l’intero sistema ha consumato il nucleo di fiducia che teneva coeso il sistema di relazioni e le sue forme organizzative. La banca smette di essere «un’azienda di servizi» e mette al centro del proprio operato il «fare utili e la massimizzazione dei profitti». Il bancario rischia di diventare un «piazzista» costretto a vendere le cose più disparate sulla base della nuova mission dei gruppi bancari: fare profitti sacrificando la dimensione del servizio alle persone e al territorio. Inoltre, si evidenzia che quella bancaria è un’organizzazione del lavoro che lascia il dipendente della banca da solo nella responsabilità di rispondere ad eventuali errori, che lo priva di qualsiasi potere decisionale e che al contempo è ispirato a un controllo totale da «grande fratello». Anche dalle interviste collettive è emerso che l’associazione dei consumatori Adiconsum riveste un ruolo determinante per le persone che chiedono i suoi servizi. C’è in primis una richiesta di essere protetti e garantiti da un sistema ingannevole che non controlla e tutela il consumatore nei suoi investimenti.