È tornata sui suoi passi in merito al raddoppio delle tariffe dei suoi abbonati di linea fissa. L’azienda aveva comunicato che dal 1° aprile avrebbe aumentato i costi delle chiamate a consumo verso i telefoni fissi e i cellulari nazionali.

Contro tali aumenti si è pronunciata l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), diffidando, con la Delibera n. 112/16/CONS, Italia, in qualità di soggetto designato a fornire il servizio universale, a modificare le tariffe telefoniche del servizio di base.

L’Agcom ha ritenuto non giustificato l’aumento dei prezzi delle chiamate nazionali dalla linea tradizionale (*300%) considerate le attuali condizioni economiche che mostrano un andamento dei prezzi al consumo e del potere d’acquisto delle famiglie al ribasso.

L’aumento delle tariffe sommandosi all’aumento della componente del canone mensile avvenuto negli ultimi tre anni aumenta il rischio di esclusione dalla c.d. rete di sicurezza che è invece alla base degli obblighi del servizio universale.

Da qui la decisione di TIM comunicato con una nota stampa “di aver sospeso l’applicazione di TIM Prime, nelle more dell’avvio delle interlocuzioni con l’Autorità in merito e volte al lancio di muovi e migliori servizi”.