L’ di va sempre indicato in etichetta. Questo è quanto deciso e applicato dal 13 dicembre 2014, quando è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo sull’etichettatura di prodotti (Reg. UE 1169/2011). Quindi, ogni ingrediente va specificato e non sono lecite diciture generiche come “oli e grassi vegetali”.
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Cos’è l’olio di palma? È un grasso vegetale, solido a temperatura ambiente, che viene impiegato dall’industria alimentare perché costa meno di altri grassi, aumenta la consistenza del cibo, facendolo irrancidire in tempi più lunghi, fuma a temperature alte, quindi è indicato per le fritture.
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Contiene acidi grassi saturi, che sono pericolosi per la salute se assunti in dosi eccessive. I problemi che solleva questo prodotto sono di diversi generi:
di , perché nel grasso è più facile si concentrino sostanze tossiche usate in agricoltura nelle terre di coltivazione della palma, dove non è regolato l’uso dei fitofarmaci;
di al consumatore, infatti l’olio di palma viene utilizzato di frequente per creare nuovi grassi, senza l’obbligo legislativo di riportarli in etichetta (cd. Processo di interesterificazione);
ambientale, il 90% di tutto l’olio di palma usato nel mondo viene prodotto in Indonesia e Malesia, dove sono stati distrutti interi ambienti di foresta tropicale, con ricadute sulla fauna locale. Oranghi, tigri, elefanti e rinoceronti diminuiscono anno dopo anno a causa della scomparsa del loro habitat, le foreste dell’isola di Sumatra.
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La disputa attorno all’olio di palma rimane intensa.
I pareri in disaccordo sul fatto che questo grasso sia nocivo sono molti. Da uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition nel 2014 emerge infatti che l’olio di palma non è un alimento “virtuoso” e salutare ma, d’altro canto, le sue proprietà sono in linea con quelle degli altri oli alimentari. Dallo studio citato infatti non è emerso “che il consumo abituale di olio di palma faccia aumentare in modo significativo la concentrazione di grassi nel sangue, dal colesterolo ai trigliceridi”, “che il rapporto tra colesterolo cattivo (LDL) e buono(HDL) aumenti” o che causi “maggiore presenza di colesterolo cattivo nel sangue tra gli abituali consumatori di olio di palma, rispetto alle persone che impiegano altri grassi decisamente più salutari come l’olio extravergine di oliva”. In questi casi, la palla passa sempre al consumatore, che individualmente è chiamato a fare una scelta di fronte al banco del supermercato, una scelta che coinvolge vari profili che vanno da quello della salute a quello ambientale.
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Si rende noto che on-line è possibile reperire una lista delle merendine senza olio di palma, muffin, tortini, plum cake, creme di cacao, snack, pancarré e fette biscottate, biscotti, tutti palm oil free.
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I consumatori devono abituarsi a leggere le etichette con attenzione, prediligendo quei prodotti che curano la qualità nutrizionale dei loro ingredienti. Questo è senza dubbio l’unico strumento efficace a disposizione della collettività per evitare alimenti poco sani o che danneggiano l’ambiente.
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A cura di Agrilegal.