Pare che l’iniziativa sugli incentivi stia andando a gonfie vele. Sono 650 mila le chiamate al call center di Poste Italiane da parte di cittadini e negozianti interessati alla campagna suddetta.
Mentre c’è chi compera servizi internet, lavastoviglie, cucine componibili e i motori fuoribordo (il settore nautico ha esaurito le agevolazioni), c’è chi rischia di perdere la possibilità di recuperare l’iva pagata indebitamente sulla Tia.
E’ della settima scorsa la proposta di un emendamento al decreto incentivi che interpreti la sentenza della Corte Costituzionale – che ha sancito l’illegittimita’ dell’Iva sulla Tia – in modo inaccettabile : non sara’ possibile chiedere la restituzione dell’iva pagata illegittimamente.
Se passasse tale orientamento i cittadini rimarrebbero senza la possibilità di recuperare gli importi. Dopo l’inganno (il pagamento di una tassa sulla tassa) la beffa dell’impossibilita’ di chiedere la restituzione del dovuto. Non si tratta certamente di grosse cifre (circa 80 euro a famiglia) ma in tempi di crisi tutto aiuta.
E’ chiaro il miliardo di euro che dovrebbe essere restituito ai cittadini fa paura a più d’uno. E allora rallegramioci dei 188mila acquisti prenotati per far girare l’economia per un valore di 77 milioni €. Ma alla fine ci rimette sempre il consumatore.

Da ultimo, arrivano in questi giorni le richieste di pagamento della Tia 2010 da parte del Comune di Verona. Come più d’uno avrà notato non si “paga” più l’Iva. O meglio, l’imposta viene  applicata nei rapporti Amia-Comune di Verona. Amia emette una fattura, con iva compresa, nei confronti del Comune. Quest’ultimo poi invia la richiesta di pagamento nei confronti del cittadino “senza iva”. Ma il risultato non muta. La somma è sempre quella (al netto di un piccolo 3% di sconto). Così facendo però non potremo chiedere più la restituzione dell’Iva ma visto gli orientamenti nazionali ciò oramai importa poco. Spero di sbagliarmi.

Leggi la notizia su ansa.it
e su helpconsumatori.it

Davide Cecchinato