La prima volta che ho parlato con Simone Patuzzo, Vicepresidente nazionale del Sindacato Professionale Italiano Fiosioterapisti (Spif) stentavo a credere che Verona fosse una della prime città in Italia per l’abusivismo nel settore della . E’ stato sufficiente andare assieme a fare qualche domanda presso un centro di estetica della città per rendermi conto come la situazione fosse grave.

Lo afferma anche l’Espresso a pagina 135 dell’edizione del 18 febbraio u.s.: contro i 50 mila fisioterapisti veramente abilitati ad esercitare la professione, 100 mila si spacciano per professionisti ma in realtà sono abusivi. E il rapporto cresce nella nostra città che assieme a Pesaro, secondo lo Spif, è la città dove primeggiano gli abusivi e i veri fisioterapisti sono sopraffatti da soggetti che aprono studi o esercitano presso strutture sanitarie private (e anche convenzionate), in totale assenza di controllo da parte delle pubbliche autorità.

La conseguenza di ciò è purtroppo pesante e i danni alla salute dei cittadini rimarchevoli. Ogni anno in Italia si registrano almeno 40 casi di persone irrimediabilmente compromesse nella propria integrità psico-fisica per l’incapacità di falsi fisioterapisti. Ed il quadro non è migliore in altre professioni come logopedisti, dietisti ed igienisti dentali.

Uno di questi casi è quello di Flora Virgilito di Trento che nel settembre 1989, dopo una caduta da uno sgabello, “fu indirizzata da un medico a un chiroterapeuta che tale non era” – racconta Vincenzo Petraglia de “L’Espresso”. Dopo qualche seduta Flora stava sempre peggio perchè, di fatto, chi la “curava” non aveva la formazione necessaria per farlo. La signora Virgilito – oggi Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime dell’Abusivismo in Riabilitazione – ha evitato la sedia a rotelle solo perchè ha subito diverse operazioni e almeno due volte l’anno si sottopone ad adeguati cicli di fisioterapia.

E’ chiaro che non c’è da scherzare: chiedere a chi ci svolge un massaggio curativo la documentazione circa l’abilitazione di fisioterapista e la ricevuta fiscale che attesti lo svolgimento della prestazione, fa la differenza.

Con il primo documento saremo sicuri di essere in buone mani, con il secondo avremo la prova incontrovertibile della professionalità di chi le mani ce le mette addosso. In tal senso è eclatante il caso di Flora che non ha ottenuto giustizia perchè non era in possesso delle ricevute che provassero lo svolgimento delle prestazioni ad opera dell’abusivo.

In altre parole la legalità paga, anche in Italia e a Verona dove la realtà è sempre più spaccata in due: da una parte chi lavora nel rispetto della legge, sobbarcandosene i costi, dall’altra gli abusivi – che fanno concorrenza sleale e rubano il lavoro ad altri soggetti mettendo inoltre a rischio la salute dei cittadini -.

Materia per riflettere ce n’è molta: ognuno di noi è chiamato a pretendere la legalità con un rinnovato senso civico. Le istituzioni dovrebbero aiutare a denunciare gli abusi, gli ordini professionali proteggere la salute del cittadino e il sindacato tutelare l’inserimento nel mondo del lavoro delle giovani generazioni che oltre a sacrificarsi per lo studio devono poi competere con chi è fuori mercato perchè abusivo.

Davide Cecchinato

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