Gli editori di giornali prendono posizione contro la proposta di Poste Italiane di recapitare la corrispondenza, e di conseguenza anche i giornali agli abbonati, a giorni alterni in ben 5.296 comuni. E chiamano in causa l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni affinché dica no a tale proposta, “inaccettabile poiché rappresenta una palese violazione dei diritti di cittadinanza e del diritto di informazione”. Non si può essere informati un giorno sì e uno no.

“Rappresenta, infatti, una palese violazione dei diritti di cittadinanza e del diritto all’informazione, negando l’accesso all’informazione quotidiana e penalizzando l’accesso all’informazione periodica ai cittadini di 5.296 (su 8.046) comuni italiani” hanno spiegato gli editori della Fieg nel corso dell’audizione svolta stamane presso l’Agcom nell’ambito della consultazione pubblica sull’attuazione di un modello di recapito a giorni alterni della corrispondenza avanzato da Italiane.

Sei pronto alla consegna della posta a giorni alterni? Gli editori dicono no.

“La proposta di Poste – ha dichiarato Maurizio Costa, Presidente della Fieg –  è ancora più grave se si considera che in molti degli oltre 5mila comuni interessati il recapito postale costituisce l’unico mezzo di accesso alla stampa. Negare ad un quarto dei cittadini italiani la possibilità di ricevere ogni giorno il proprio quotidiano e con tempestività il proprio periodico costituisce, oltre che un pesante e irreparabile danno per le imprese editrici, una lesione grave di un principio costituzionalmente garantito quale quello del diritto all’informazione”.

Gli editori si appellano all’Agcom, Autorità con il compito tra gli altri di vigilare e garantire a tutti i cittadini l’accesso all’informazione, affinchè non autorizzi l’attuazione del modello proposto che costituisce una palese violazione della direttiva europea sul mercato dei che prescrive la distribuzione a domicilio della posta, e quindi dei giornali agli abbonati, almeno cinque giorni lavorativi a settimana. In tale contesto è pretestuoso considerare la scelta di un quarto dei cittadini di vivere nei 5.296 comuni individuati da Poste una ‘circostanza o condizione geografica eccezionale’, tale da consentire di derogare al principio garantito dalla direttiva europea.

Tratto da helpconsumatori.it