Con l’aumento delle accise di oltre 4 centesimi, l’aumento medio della sarà di 3 euro a pieno  e il costo annuo di circa 2,1 miliardi di euro. Pietro Giordano, Adiconsum: “Rinnoviamo l’invito al Governo ad emanare al più presto provvedimenti che contengano variazioni periodiche e non giornaliere dei prezzi e l’eliminazione degli oneri impropri”.   Adiconsum ha attivato il servizio Prezzibenzina.it, accessibile gratuitamente dal sito www.adiconsum.it per conoscere i prezzi alla pompa applicati dai vari distributori.La data del 28 giugno 2011 rimarrà nell’annale degli automobilisti italiani. Dopo l’aumento di 2 centesimi operato ad aprile, l’Agenzia delle Dogane ha deciso, infatti, un ulteriore aumento delle accise sui carburanti di 4,2 centesimi.

La giustificazione resa nota è stata quella di dover finanziare gli oneri derivanti “dall’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a Paesi del Nord Africa” e il Fondo unico per lo spettacolo.

La realtà – dichiara Pietro Giordano, Segretario Generale Adiconsum – è che in pochi giorni gli automobilisti italiani perderanno quel piccolo risparmio che avevano accumulato con l’abbassamento del prezzo del petrolio e vedranno la benzina schizzare nuovamente oltre l’euro e sessanta centesimi, con un aumento medio del pieno di benzina intorno ai tre euro e un costo annuo maggiore di circa 2,1 miliardi di euro con una fiscalità sulla benzina che supera il 50% del prezzo alla pompa.

Se nella manovra del Governo dovesse essere confermato l’aumento dell’Iva, il costo della benzina aumenterebbe ancora di 1-2 centesimi, raggiungendo il massimo livello, almeno degli ultimi venti anni.

Adiconsum – conclude Giordano – ha attivato un Osservatorio sui carburanti (“Prezzi Benzina.it” accessibile gratuitamente dal sito www.adiconsum.it) che offre agli automobilisti la possibilità di conoscere i prezzi dei carburanti, e ha avanzato almeno due proposte al Governo che potrebbero rendere meno pesanti i prezzi della benzina, come gli aumenti periodici e non giornalieri e l’eliminazione dei costi impropri, come solo per fare un esempio, la tassa per la guerra di Abissinia, che gravano sulla fiscalità.