Secondo un report redatto dall’ARPAT, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della regione Toscana, uno dei fattori determinanti per il contenimento della deriva è l’attrezzatura impiegata (barre irroratrici, atomizzatori classici, pneumatiche). Per la riduzione della deriva è possibile impiegare macchine che consentono un avvicinamento degli erogatori al bersaglio per i trattamenti alle colture arboree (irroratrici a getti orientabili, irroratrici a torretta, irroratrici a tunnel) oppure applicare cariche elettrostatiche con elettrodi posti in prossimità degli erogatori. Un altro metodo consiste nell’applicazione dei sensori ad ultrasuoni sull’irroratrice per identificare il bersaglio da trattare. Inoltre, anche l’operatore ha la possibilità di contrastare le dispersioni attraverso delle corrette modalità operative nei trattamenti alle colture erbacee o arboree.

Per verificare la perfetta messa a punto della macchina sulla base delle caratteristiche della vegetazione da trattare, è possibile l’utilizzo delle cartine idrosensibili, che consentono di valutare visivamente la qualità della distribuzione dei sulla vegetazione, soprattutto il grado di copertura. Inoltre, periodicamente è necessario svolgere un controllo funzionale e la taratura delle macchine, per massimizzare l’efficacia della distribuzione.

Chi si trova a condividere uno spazio con un vicino che si affida a queste sostanze per le proprie coltivazioni può verificare, o chiedere al vicino di verificare, queste procedure per il contenimento della deriva, alcune previste per legge, altre di semplice buon senso e di convenienza reciproca, da un ambiente sano guadagnate sia voi che il vostro vicino che usa pesticidi, l’aria che respirate è la stessa sia per voi che subite l’irrorazione sia per il vicino che la mette in pratica.

Quanto esposto rappresenta poi la situazione a livello nazionale, ma nella prassi e nella normativa locali spesso assistiamo a delle politiche difensive in favore del cittadino. Sono diverse ormai le ordinanze comunali in tutta Italia che introducono un vincolo, vietando l’irrorazione dei prodotti contenenti sostanze tossiche entro una certa distanza dalle abitazioni. A volte, questi provvedimenti hanno sollevato l’insoddisfazione degli agricoltori, come è accaduto in un paese della Liguria, dove, a seguito delle proteste degli agricoli, erano stati annullati i limiti imposti (di 50 metri tra coltivazioni e abitazioni). Il Tar Liguria, in questo caso, si è così espresso, ristabilendo il limite dei 50 metri: “la revoca…è stata motivata unicamente tramite il richiamo di una nota di associazioni di categoria locali…una mera lettera generica di richiesta, priva di alcun elemento tecnico…nessun’altra valutazione o motivo di revoca emerge da altri atti del procedimento”. Secondo il tribunale, il ha “provveduto a revocare la medesima ordinanza unicamente sulla scorta di una richiesta proveniente da locali associazioni di categoria asseritamente titolare di una parte dei terreni coinvolti”.

Una Sentenza pilota è invece quella del Tribunale di Pistoia, sezione civile, del 26 agosto 2014, pronunciata dal Dottor Sergio Garofalo. La sentenza ha stabilito che chi usa la chimica non può contaminare il vicino biologico o le case e i giardini dei privati. Ha imposto una congrua multa per il viticoltore chimico e l’imposizione di trattamenti verso l’interno sui terreni di confine, al fine di annullare la deriva dei prodotti chimici, con tolleranza zero per i pesticidi nella proprietà dei vicini. Così si è espresso il giudice: “in tema di , l’art. 844, secondo comma, c.c., nella parte in cui prevede la valutazione, da parte del giudice, del contemperamento delle esigenze della produzione con le ragioni della proprietà, considerando eventualmente la priorità di un determinato uso, deve essere letto, tenendo conto che il limite della tutela della è da ritenersi ormai intrinseco nell’attività di produzione oltre che nei rapporti di vicinato, alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata, dovendo considerarsi prevalente rispetto alle esigenze della produzione, il soddisfacimento ad una normale qualità della vita”.

Da perizie tecniche l’immissione in questione comportava un evidente rischio per la salute del proprietario confinante, quale conseguenza dell’inalazione o del contatto con le sostanze tossiche. Dette immissioni sono state considerate intollerabili, prescindendo dalla valutazione di priorità dell’uso agricolo su quello diverso fatto dal confinante, stante la prevalenza del diritto alla tutela della salute rispetto alle esigenze della produzione. Con questa Sentenza è passato quindi il principio del diritto all’assenza di contaminazione. All’eventuale contaminazione, le “vittime” potranno impedire agli agricoltori chimici di proseguire nella loro attività senza controllo.

Nel frattempo, l’Associazione ISDE (Medici per l’ambiente, che da anni si battono su queste tematiche e promuovono campagne di prevenzione) ha predisposto una lista di precauzioni per i cittadini, per fare in modo che possano proteggersi dai danni dei pesticidi nell’aria:

 proteggere le donne in gravidanza, in allattamento e la prima infanzia e garantire loro alimenti non contaminati,

 promuovere l’adozione dei metodi dell’ biologica e/o biodinamica che bandiscono l’uso di pesticidi di sintesi, sostituendoli con metodi di lotta naturali e/o non pericolosi,

 evitare, per quanto possibile, l’uso domestico di fitofarmaci/insetticidi per piante ornamentali, parassiti ed insetti indesiderati, sostituendoli con i principi attivi dell’agricoltura biologica e/o biodinamica,

 promuovere il consumo di prodotti da agricoltura biologica e/o biodinamica,

 acquistare prodotti di stagione, preferibilmente locali e da piccoli coltivatori che diano le massime garanzie circa l’assenza di pesticidi,

 esercitare azione di controllo sulle mense scolastiche,

 richiedere una verifica periodica della qualità dell’acqua e dei contaminanti in essa contenuti,

 leggere, informarsi, documentarsi per responsabilizzarsi nei confronti della salute,

 educare i figli ad una sana innanzitutto con l’esempio,

 non delegare ad altri la tutela della propria salute.

La strada da percorrere è ancora lunga, ma l’attenzione dei cittadini e l’evoluzione normativa stanno finalmente smuovendo la situazione, aiutando a mettere in pratica quello che è il veri principio che deve ispirare l’agricoltore nell’uso dei pesticidi, ovvero quello di utilizzarli solamente nel caso in cui una efficace soluzione naturale non sia disponibile.

A cura di Agrilegal

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