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Giovedì scorso la Cisl scaligera ha incontrato il professore Giovanni Guzzetta, ideatore dei quesiti referendari del ’92 e ’93 nonchè autore del libro “Italia, ultima chiamata: storie di elettori traditi, promesse mancate e riforme possibili“, Rizzoli, 2008. Il libro, scritto due anni fa, e’ ancora attuale e riferisce uno spaccato politico e sociale del nostro Paese realistico quanto inquietante.
“L’Italia non sa progettare il futuro – ha esordito l’autore -. “Il modello dello stato sociale – ha aggiunto – e’ andato in crisi negli anni ’70 ma abbiamo affrontato la sua riforma solo negli anni ’90. Abbiamo costruito un sistema che ha portato il debito pubblico ad esplodere. La torta e’ sempre più piccola e il modello redistributivo ne risente: non ci sono le risorse per l’innovazione. Conseguentemente si scaricano i costi della crisi sugli elementi più deboli della società (stranieri, giovani, donne, precari). Tutti quei soggetti che non appartengono a caste o che non vivono di rendita. A modello sociale invariato non c’e’ soluzione: la riconversione sociale non riesce a prendere piede”.
In sintesi Guzzetta ritiene che la chiave di lettura della nostra epoca e’ un lento ed impercettibile declino del sistema Paese perche’ non c’e’ reazione di massa che riattivi le necessarie risorse anche ideali.
“L’Italia non e’ al passo con gli altri Paesi. Il risparmio privato si sta riducendo, la natalità e’ in calo, i conti sanitari e previdenziali sono preoccupanti” – ha aggiunto il professore.
“E la circostanza piu’ desolante e’ che, di fronte a tutto ciò, non ci sia un politico che dica che Italia voglia nel 2020”. Secondo Guzzetta e’ questo il deficit più alto che la politica oggi subisce.
Il professore ha poi aggiunto che “i singoli paesi, Italia compresa, non sono più il destino di vita per quelli che vi nascono. Oggi lo sviluppo e’ tale per cui le nuove generazioni dovranno scegliere se lavorare in Italia o all’estero. La mobilità geografica è incentivata dalla velocità dei trasporti: in 7 ore si arriva ovunque con un costo di viaggio limitato (lo stesso tempo per andare a Messina da Roma in macchina!)”.
“La conseguenza e’ che – prosegue l’autore – il Paese perde le migliori risorse: l’unica alternativa e’ essere dinamici ovvero innovatori”.
Per il prof. Guzzetta il problema, poi, dell’Unità nazionale e’ centrale: “Le istituzioni sono fatiscenti: non c’è possibilità per una politica duratura. Ma, soprattutto, non abbiamo sostituito alle ideologie del ‘900 delle nuove idee unitarie. Le narrazioni delle idee odierne sono vecchie e inadeguate a dare risposte alle sfide di oggi”.
Conseguentemente le reazioni dei cittadini sono la frustrazione e l’individualismo quando servirebbero, per contro, speranza e iniziativa collettiva.
“In Italia dobbiamo – ha proseguito l’autore – recuperare il rapporto con le emozioni: oggi siamo in questa situazione perché ci sono delle cause che dobbiamo individuare e affrontare e non lasciarci prendere dall’emotivita’”.
“Teniamo a mente inoltre – ha osservato Guzzetta – che noi siamo uno dei popoli più preparati a confrontarsi con le sfide della globalizzazione per il nostro genio, la sregolatezza e l’innovazione che abbiamo saputo mettere in campo grazie anche alla nostra creatività”.
Per l’autore uno dei motivi del declino e’ che, nel Paese, c’e’ troppa intermediazione pubblica. E’ questo uno dei mali della Repubblica. I cittadini non possono ambire ad essere artefici del proprio destino con conseguente frustrazione del dinamismo che ognuno ha innato. “Complessivamente il peso dell’intermediazione di terzi rispetto il privato e’ troppo pesante. C’è un condizionamento troppo alto dal punto di vista economico, burocratico e forse anche sociale” ha affermato il professore.
“Nel sistema pubblico girano troppi quattrini – ha aggiunto l’autore – e questo e’ un fenomeno enorme di corruzione: si spende male. Anche per ciò la pressione fiscale e’ la più alta d’Europa”.
In sintesi, per Guzzetta, mancano le capacita’ di scegliere e selezionare le ricette di uscita dal declino, perchè mancano istituzioni che siano forti e che sappiano opporsi all’interesse particolare delle caste.
“Quindi per porre rimedio alla situazione in cui si trova l’Italia – ha affermato Guzzetta – sono necessarie delle scelte circa il finanziamento pubblico dei partiti, il sistema dell’informazione privata e pubblica e la legge elettorale (oggi non eleggiamo un Parlamento perchè la composizione della rappresentanza e’ decisa prima delle elezioni)”.
“E’ necessario – secondo l’autore – un processo di liberazione e dinamicizzazione della società. I cittadini devono essere messi nella condizioni di pensare che cosa possono o non possono fare.”
Per Guzzetta inoltre, l’Italia non e’ patria di eguaglianza, non c’è equilibrio con la condizione femminile, esiste lo squilibrio tra le generazioni e l’immobilità sociale.
“Il problema – ha aggiunto il professore – e’ una conversione generale del modello, per cui ogni compagine sociale deve cedere un pezzo del proprio potere. E’ necessario in tal senso un disarmo multilaterale”.
Ad esempio, per Guzzetta, si potrebbe alzare l’età pensionabile se le risorse che, in tal modo, si libererebbero venissero impiegate per aiutare per i soggetti più deboli.
Purtroppo la politica e le istituzioni non sono in grado di compiere queste scelte e affrontare i nodi che paralizzano la società italiana. Per questo Guzzetta da decenni lotta per la riforma elettorale.
E’ convinzione dell’autore che “il modello costituzionale non e’ più applicato perché nonostante la sua vigenza non e’ più funzionale: pensiamo alla decretazione d’urgenza”.
“Rifiutando il Presidenzialismo ci siamo trovati 15 anni di presidenzialismo di fatto. Dobbiamo trovare il coraggio dell’impopolarita’”. “E soprattutto – ha concluso l’autore – dobbiamo demitizzare le nostre paure collettive e pensare che e’ meglio una riforma costituzionale al continuo ricorso a procedure extra-costituzionali. Per risolvere le emergenze, in un Paese che ha fatto dello stato di necessita’ la normalità, è necessario un nuovo modello costituzionale altrimenti la delegittimazione di quello esistente sarà inesorabile indipendentemente dalle sorti personali dei leader odierni”.
Approfondimenti: “Associazione Scelgo l’Italia”
le analisi sono condivisibili ma, a parte l’auspicata riforma elettorale, quali sono le altre ricette CONCRETE per iniziare a invertire la rotta? la mia impressione di lettore è che oggi ci sia una sovrapproduzione di letteratura ma manchi la concretezza: insomma basta creare contenitori (vuoti), mettiamoci dentro anche la sostanza.