La giuria, composta da Giuseppe e Raffaella Trabucchi, Ascanio Celestini, Marco Paolini e Michela Signori, Gino e Cecilia Strada, Milena Gabanelli (assente per motivi professionali legati al suo rinnovo contrattuale) ed Enrico Faccio, ha assegnato il premio con questa motivazione: “per aver promosso in Italia e nel mondo una nuova idea di agricoltura; per il contrasto allo strapotere degli speculatori internazionali nel mercato agricolo; per aver dimostrato che i prodotti locali crescono meglio se allevati nel solco della tradizione, convinto che la produzione locale favorisce i produttori di piccola e media scala consentendo loro di vivere degnamente; per aver creato Terra Madre, la più grande rete che mette in collegamento nel mondo coloro che lavorano la terra, cosicché ogni azione locale innovativa possa moltiplicarsi a livello mondiale; e ancora, perché Carlo Petrini è un uomo che dimostra una fiducia di fondo matura e responsabile verso la vita e verso gli uomini”.

Carlo Petrini conduce i propri studi in sociologia presso l’Università degli studi di Trento. Si occupa di enogastronomia dal 1977 sui principali periodici e giornali italiani e partecipa attivamente alla nascita del Gambero Rosso. È ideatore di importanti manifestazioni ormai di rilievo internazionale come Cheese, il Salone del Gusto di Torino e la recente manifestazione Terra Madre, giunta nel 2010 alla quarta edizione, che si svolge a Torino in contemporanea al Salone del Gusto. Il 9 dicembre 1989 a Parigi viene fondato il Movimento Internazionale . È da sempre in prima linea in una battaglia contro gli OGM, trovandosi spesso in disaccordo con il mondo scientifico.

Il gastronomo di Cuneo, dopo la premiazione, è stato intervistato da Massimo Cirri conduttore della trasmissione di Radio due “Caterpillar”.

Per il fondatore di Slow Food l’industrializzazione ha fatto precipitare la qualità dei prodotti e non ha rispettato né la biodiversità né gli ecosistemi. Tutt’ora l’agricoltura consuma troppa acqua e noi mangiamo troppa carne. Il problema più grande è “la perdita del valore simbolico dei cibi. Sono diventati commodities, beni di consumo senza anima”. Per Petrini il consumatore non deve essere più passivo. Deve sapere da dove vengono i prodotti, evitare quelli che provengono da lontano, rispettare le stagioni e saper pagare il giusto prezzo. Diventare una sorta di coproduttore. Incalzato infine da Cirri sul concetto di globalizzazione risponde che “la globalizzazione dipende da come viene utilizzata. Fa paura quando si mette al servizio dei forti per strangolare i deboli. Ma Slow Food è frutto della globalizzazione. Noi non siamo contro l’industria alimentare, se essa è virtuosa”.

Il riconoscimento è consistito – come da tradizione – in un Amarone speciale delle cantine della famiglia veronese: un omaggio semplice e simbolico, che vuole incarnare nel proprio sapore la passione e la dedizione con cui Carlo Petrini contribuisce a migliorare la qualità del cibo e della vita: “noi siamo quello che mangiamo”.

Emiliano Galati