Vivere in tempo di significa tagliare tutte le spese considerate indispensabili per affrontare una situazione di disagio economico indicata ormai da sette italiani su dieci. Significa intaccare il proprio risparmio – è costretto a farlo il 60% degli italiani – per arrivare alla fine del mese.

Significa che nella maggior parte dei casi risparmiare è diventato impossibile. Si ricorre più del passato ai prestiti. Si ridefiniscono i consumi alla ricerca del low cost anche per l’acquisto di prodotti alimentari. Qualcuno taglia sulla salute. E aumenta il ricorso ai “compro oro”, che conoscono un vero e proprio boom. Lo dice l’, che ha presentato oggi il Rapporto Italia 2013.
L’anno inizia con una visione pessimistica da parte degli italiani, alle prese con la perdita del potere d’acquisto e con la necessità di intaccare i propri risparmi. L’80% dei cittadini è convinto che la situazione economica generale sia peggiorata negli ultimi dodici mesi e il 52,8% ritiene che subirà un peggioramento nel prossimo anno. Nel 2012, il 70% degli italiani ha visto peggiorare la propria situazione economica personale, tanto che il 60,6% è costretto a intaccare i propri risparmi per arrivare alla fine del mese. Il 62,8% degli italiani indica di avere grandi difficoltà ad arrivare alla quarta settimana del mese se non alla terza, mentre il 79,2% non riesce più a risparmiare.

Quando viene chiesto ai cittadini se ritengono che riusciranno a risparmiare qualcosa nei prossimi dodici mesi, due su tre rispondono di no. In una condizione di questo tipo, aumenta il numero di coloro che finiscono nella spirale dei prestiti: negli ultimi tre anni il 35,7% degli italiani ha chiesto un prestito bancario, un dato in aumento di ben il 9,5% rispetto allo scorso anno. Il 62,3% dei prestiti è stato chiesto per pagare debiti accumulati e il 44,4% per saldare altri prestiti precedentemente contratti con banche o finanziarie e non saldati.
“L’Italia – ha detto il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara – è al centro di una crisi insieme politica, economica e sociale, ed è costretta a fare i conti con le proprie contraddizioni, con i propri ritardi, il proprio endemico conservatorismo. Ma la nostra è una emergenza innanzitutto etica. Ci eravamo illusi che la crisi altro non fosse che una condizione passeggera invece siamo di fronte ad un doloroso e veloce declino che non è più una tesi, ma un dato di fatto”.

È un paese “completamente ripiegato sul suo presente”, argomenta Fara, prigioniero di un “presentismo” che si affida al giorno per giorno. “Una pressione fiscale insopportabile e iniqua, la disoccupazione alle stelle, la perdita del potere d’acquisto, i ceti medi sulla via della proletarizzazione, l’aumento della povertà e del disagio, la precarietà globale di un’intera generazione rappresentano solo alcune delle emergenze”, prosegue Fara.

In questo contesto, le sono prigioniere del disagio economico e di una crisi che le porta a cercare il low cost ridisegnando i consumi fin dalla quotidianità: per molti ristorante, cinema e uscite fuori casa sono diventate un lusso. Si cerca liquidità attraverso il ricorso al credito al consumo e al boom, fenomeno preoccupante, dei “compro oro”.
L’Eurispes evidenzia infatti che il 30,9% degli italiani nel corso dell’ultimo anno ha fatto acquisti facendo ricorso al credito al consumo e a forme di pagamento rateizzate nel tempo, con un aumento notevole rispetto al 25,8% registrato nella precedente rilevazione. Uno dei fenomeni che più preoccupa è il boom dei compro oro, che registra un aumento vertiginoso: per affrontare la crisi, e alla ricerca di liquidità, gli italiani vendono i gioielli e i preziosi di famiglia. Nel corso dell’ultimo anno, ben il 28,1% degli italiani si è infatti rivolto ai compro oro, che fanno registrare un’impennata rispetto all’8,5% dello scorso anno.
La recessione impone di cambiare le proprie abitudini di vita e di cercare sconti e promozioni. Nel dettaglio, il 73,4% degli italiani denuncia una perdita del potere d’acquisto nell’ultimo anno e questa situazione di sofferenza si riversa sui consumi: si taglia sui pasti fuori casa (86,7%), si acquistano più prodotti in saldo (88,5%), ci si rivolge ai negozi più economici per l’acquisto dei vestiti (85,5%). Molti decidono di rinunciare a viaggi e vacanze (84,8%) e di cambiare marca di un prodotto alimentare se si trova un’offerta più conveniente (84,8%); si riducono in blocco le spese per il tempo libero, per la bellezza, per gli articoli tecnologici. Il 72,6% degli italiani ha cercato punti vendita economici e discount per l’acquisto degli alimentari (a fronte del 52,1% della precedente rilevazione).

Molti acquistano online per ottenere sconti e aderire a offerte e promozioni (58,4%), oltre la metà del campione ha ridotto l’uso dell’automobile. Un dato preoccupante è che nel 40,6% dei casi i tagli hanno interessato le spese mediche. Per un’ampia percentuale di cittadini cambia la vita quotidiana: meno uscite fuori casa, invece del cinema si guarda un film in dvd, il ristorante viene sostituito dalla cena in casa con amici.
In un contesto del genere, la fiducia nelle istituzioni – come anticipato nei giorni scorsi – è vertiginosamente crollata: la distanza fra cittadini e istituzioni è degna di allarme, tanto che “la sensazione – spiega Fara – è che il patto di cittadinanza che sinora ha tenuto insieme il Paese sia sul punto di frantumarsi e stia per aprirsi una stagione di conflitti la cui profondità, ampiezza e i possibili esiti non sono oggi valutabili”.
Nell’analisi del presidente Eurispes c’è anche una valutazione del “sogno tradito” rappresentato dall’Europa così come era stata inizialmente presentata, promessa di un futuro che si è scontrato con le delusioni delle differenze economiche, di una moneta unica declinata in economie che andavano a velocità diverse, di decisioni prese al vertice.

Sostiene Fara: “Ci siamo consegnati all’utopia degli Stati Uniti d’Europa, convinti di costruire l’Europa dei popoli, una nuova grande entità politica ed economica e non possiamo accettare la possibilità che questa si riduca ad essere l’Europa della finanza, dei banchieri, dell’euro e di una burocrazia totalmente autoreferenziale, grigia e impersonale. Il problema, forse al momento sottovalutato, è che non si può costruire una federazione di Stati, una unità politica e amministrativa attraverso decisioni di vertice, senza mettere in discussione i fondamentali della democrazia. È proprio su questi temi che si giocherà il futuro del sogno”. Nel frattempo per uscire dall’impoverimento bisognerà rimettere in moto la ricchezza e proiettarsi nel futuro, uscendo da quella che viene identificata “subcultura del presentismo”.

@sabrybergamini

Tratto da helpconsumatori.it