Il Senato si appresta a votare il disegno di legge sulle intercettazioni, disegno che potrebbe comportare forti limitazioni al diritto di cronaca, avendo anche ricadute sulle possibilità di azione della magistratura. Non è un’esagerazione allarmistica quella di sostenere che questa nuova legge potrebbe ledere la trasparenza democratica in Italia. Vediamo in breve cosa comporta la novella legislativa. Se fosse approvata così come è prevista, essa condurrebbe ad un utilizzo delle intercettazione telefoniche e ambientali molto più difficoltoso, soprattutto per la loro valenza investigativa.

Il disegno di legge avrebbe ricadute in due ambiti. Il primo è quello penale: le intercettazioni sarebbero possibili solo in presenza di illeciti gravi, limitando in questo modo l’efficacia dell’azione investigativa in presenza di reati di crimine organizzato e terrorismo, le cui indagini prendono spesso il via da inquisizioni su altri reati. Ma non è solo quello giudiziario il campo su cui questa legge andrebbe ad agire. Ad essere minacciata sarebbe infatti anche la libertà di stampa, essendo vietato ai giornalisti la possibilità di pubblicare qualsiasi atto di indagine, comprese le intercettazioni, sino al termine delle indagini preliminari o sino al termine dell’udienza preventiva. Il divieto varrebbe anche per le documentazioni non coperte da segreto istruttorio e, di conseguenza, pubbliche.

Queste nuove disposizioni non sono per nulla lontane dall’apparire come una manifestazione di controllo arrogante e presuntuoso da parte del potere politico. Le intercettazioni costituiscono uno strumento di investigazioni e di reperimento di prove con un valore essenziale. Il diritto di cronaca in una democrazia deve essere assoluto e totale: il ruolo orientativo e divulgativo dell’informazione nei confronti dell’opinione pubblica, con questi ostacoli, risulterebbe così ancora più limitato. Ogni qualvolta si pongono veti sulla libertà di stampa si impoverisce il diritto riconosciuto dei cittadini di essere informati. La trasparenza e il solo fatto di poter conoscere limpidamente il ruolo svolto dalla gestione pubblica dovrebbero avere la precedenza su ogni altra tutela. Questo provvedimento non è quindi affatto lontano dal sembrare un desiderio di offuscare e impedire al cittadino la possibilità di conoscere.

Il mondo della stampa e dell’informazione nelle ultime settimane si è compattato per opporsi a questo disegno di legge: il ruolo che i media esercitano sull’opinione pubblica in una società democratica dimostra così di voler ribadire la sua importanza. Sulle nuove possibili limitazioni va quindi condotta una campagna con contenuti civili otre che sociali.

Art. 21 comma 2 della Costituzione italiana: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”